:.. IN VIAGGIO IN CALABRIA :.. ARCHEOLOGIA ARALDICA :.. LA FAMIGLIA LAUREANA/I DI NICOTERA (VV) :.. MONS. GABRIELE LAUREANI :.. ACCADEMIA DELL’ ARCADIA

:.. Gabriele Laureani (N. Roma, 14 settembre 1788 – M. Roma, 14 ottobre 1849) è stato un sacerdote, bibliotecario e archivista italiano.

Fu uomo dottissimo in molte discipline e conoscitore di varie lingue.

 

Partiamo dallo stemma della famiglia Laureana / Laureani: scudo azzurro coronato da corona imperiale, nel cui centro un alloro, fiancheggiato da due leoni, color di oro, i quali cercano da due lati salirvi, e tre stelle dorate a quattro raggi per ciascuna al di sopra.

(Cenno Genealogico della Famiglia Laureani da Nicotera del 1780, pubblicato  a Napoli nel 1867 dalla Tipografia Vara.)

Monsignor Gabriele Laureani, custode generale dell’Accademia dell’Arcadia,primo custode della Biblioteca Vaticana e traduttore delle basi in travertino in lingua latina degli obelischi di Villa Torlonia a Roma su richiesta del Principe e banchiere romano,
Alessandro Raffaele Torlonia (1800 – 1866).

Era figlio del dottor Francesco Antonio Laureani (dottore in medicina che morì a Roma nel 1818) di Nicotera e della moglie Rosa Antonini.

Gabriele Laureani esaltato al Seminario Romano.

Dopo l’ordinazione è diventato professore di letteratura greca e retorica al Collegio Romano.

Nel 1820 fu anche membro dell’Accademia dell’Arcadia con il nome di pastore Filandro Gerometeo e nel 1828 suo custode generale fino al 1849.

Papa Gregorio XVI lo amministra il 19 ottobre 1831 per il secondo e il 12 febbraio 1838 per il primo custode della Biblioteca Vaticana e gli conferisce il titolo di prelato della casa pontificia nel 1838.

Il 22 novembre 1843 Gabriele Laureani divenne Consultore della Congregazione dell’Indice e il 2 febbraio 1844 Canonico di San Pietro in Vaticano.

Papa Pio IX il 13 maggio 1848 lo nominò membro dell’Alto Consiglio, la camera alta dello Stato Pontificio.

Nel 1849 Gabriele Laureani rifiutò di prestare giuramento alla Repubblica Romana adducendo che la Biblioteca Vaticana appartiene al Papa come Vescovo di Roma e non come Capo dello Stato Pontificio.

Nell’aprile del 1840 Gabriele Laureani acquisì il patrimonio letterario dell’archeologo Francesco Cancellieri (1751–1826) per la Biblioteca Vaticana.

Socio dell’Accademia di Archeologia, Prelato Domestico e Referendario dell’una e dell’altra Segnatura.

Membro del Collegio filologico dell’Università della Sapienza.

:.. Opere: Viri chiarissimi Gabrielis Laureani Orationes, carmina et inscriptiones. Roma 1855 (postumo).

:.. Letteratura:

Philippe Bountry: Officiers subalternes de la curie et consulteurs des congrégations romaines en fonctions sous la restore (1814-1846) (notes brèves). In: Souverain et pontife. Recherches prosopographiques sur la Curie Romaine à l’âge de la Restauration (1814-1846). École française de Rome, Roma 2002, par. 341–342 (francese, edizione maggio 2019). Nello Vian: Un giuramento mancato alla Repubblica Romana del 1849. In: Strenna dei romanisti LX (1999) 587-599. Francesco Fabi Montani: Elogio storico di Monsignor Gabriele Laureani. 1856 (italiano) Giovanni Battista Brancaleoni Castellani: Gabrielis Laureani antistitis domus pontificalis laudatio funebris. 1851 (funerale, latino)

:.. Osservazioni Per il ruolo di Alto Consiglio vedi Giorgio Giannini: Roma 1849. Storia della “REPUBBLICA ROMANA”

:.. La traduzione di Monsignor Gabriele Laureani (1788-1850) degli obelischi di Villa Torlonia

Nel 1842 la zona di Sacco Pastore, oggi nel quartiere romano di Montesacro, vide l’arrivo via fiume ed il trasporto sulla via Nomentana dei due obelischi di granito di Villa Torlonia, oggi giardino pubblico, che si trova pochi chilometri più avanti.
Il principe Alessandro Torlonia decise di ricordare i propri genitori, Giovanni Raimondo ed Anna Maria Schulteiss, dedicando loro due obelischi, da installare nella villa di famiglia sulla via Nomentana, che suo padre aveva fatto allestire dal grande architetto Giuseppe Valadier.

Seguendo il gusto dell’epoca ed una sua personale propensione, Torlonia volle imitare gli obelischi egiziani, tipici elementi dell’arredo urbano di Roma, facendo incidere su di essi dei geroglifici d’imitazione, ed utilizzando il granito rosa proveniente dalle cave di Baveno, sul lago Maggiore, oggi in provincia di Verbania ed all’epoca nel regno di Sardegna, in quanto più simile di altri al granito usato dagli egiziani.

Giunti alla destinazione finale, si passò all’incisione dei geroglifici, sulla base dei testi redatti dal padre barnabita bolognese Luigi Ungarelli (1779-1845), egittologo esperto di geroglifici, che aveva collaborato con Jean François Champollion.

Gli scalpellini ebbero a disposizione dei calchi dei geroglifici degli obelischi (originali egiziani) di San Giovanni e di piazza del Popolo, per imitarne lo stile.

Il lavoro si svolse sul trabaccolo “Fortunato” le cui fiancate erano state smontate.

Gli obelischi, dopo che ciascun lato veniva scolpito, erano ruotati verso l’esterno, per esporre un nuovo lato da scolpire, finché, all’ultima rotazione, si trovarono fuori dalla nave.

Il testo inciso sull’obelisco dedicato a Giovanni Raimondo Torlonia (quello sul lato dell’entrata di via Nomentana) tradotto in italiano recita:

“Alessandro Torlonia duca di Ceri ha fatto tagliare dalla cava di Baveno nel Sempione due nobili obelischi.

Questo obelisco è dedicato da Alessandro principe di Civitella Cesi al padre suo Giovanni già duca di Bracciano, al fine di eternare il nome di lui nella patria.

L’anno 1842, il mese di Mesori il giorno 28 in cui l’obelisco lavorato in granito rosa venne innalzato d’incontro la porta che guarda il settentrione”.
Sull’obelisco dedicato ad Anna Maria Torlonia è invece inciso:

“Il figlio del duca di Bracciano ha abbellito l’edifìcio del padre suo (la Villa) ha edificato case sontuose, brillanti come il sole, per la perpetuità dei giorni.

Con singolare munificenza ha il duca Alessandro Torlonia fatto navigare due obelischi dal Ticino sino a Roma.

Questo monolito s’intitoli l’obelisco della fu duchessa Anna Maria Torlonia, che in attestato di ossequio ha fatto scolpire il figlio suo.

L’anno 1842 mese Thòot giorno 23 , venne innalzato l’obelisco d’incontro la porta che guarda il mezzogiorno: ciò sia per giorni innumerevoli.”
Le date di innalzamento, 23 aprile e 28 maggio, non coincidono con quelle reali perché furono stimate senza poter prevedere eventuali contrattempi, che invece si verificarono e ritardarono la messa in posto degli obelischi.
Per consentire la comprensione dei testi, Alessandro Torlonia ne fece scolpire la traduzione in latino sulle basi in travertino degli obelischi; la traduzione era stata eseguita da monsignor Gabriele Laureani (1788-1850), custode generale dell’Accademia dell’Arcadia, e primo custode della biblioteca Vaticana.

:.. CONTINUA IL VIAGGIO

:.. AUTORE E FOTOGRAFIA: ALESSANDRO FAGIOLO